Psicoterapia di gruppo

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a quasi 10 anni pratico psicoterapia di gruppo.
Al momento conduco diversi gruppi nello studio di Rivoli e di Torino di cui uno in co-conduzione con la collega e amica Laura Cervini, psicoterapeuta della Gestalt.
I gruppi sono composti da un massimo di 6 persone, i membri non si conoscono fra loro e ciascuno ha affrontato con me un precedente percorso di terapia individuale. L’incontro di gruppo è settimanale e ha una durata di due ore.

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a teoria alla base della terapia di gruppo individua l’origine e l’espressione della sintomatologia psicologica nelle relazioni interpersonali disturbate e ha l’intento di aiutare i componenti ad imparare un modo di formare relazioni interpersonali gratificanti e libere dalle distorsioni (Irwin, D. Yalom, 1974).
Il gruppo psicoterapeutico dà luogo ad una rappresentazione in miniatura dell’universo sociale di ciascun paziente. I membri del gruppo si impegnano a restituirsi feedback di comportamento il più possibile autentici, diretti, talora ‘scomodi’. Le normali interazioni sociali invece mirano spesso a ‘proteggere’ l’insicurezza del singolo nascondendogli l’impatto del suo modo di comunicare o agire: l’individuo viene isolato senza spiegazioni e può arrivare a sentirsi inadeguato piuttosto che comprendere di aver adottato un comportamento disfunzionale.
Una buona atmosfera terapeutica nel gruppo favorisce pertanto l’auto-esplorazione, la consapevolezza degli aspetti significativi del proprio comportamento interpersonale: i punti di forza, i limiti, le distorsioni interpersonali e le modalità non adattive.

Ponte di legno psicoterapia di gruppo
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ra le regole fondamentali della terapia di gruppo vi sono il rigoroso rispetto della privacy di ciascuno, il divieto di agire ogni tipo di violenza fisica e verbale e l’astensione dal creare legami sentimentali e sessuali fra i membri.
Il gruppo è un luogo innaturale per esperienze naturali: uno degli aspetti che rende reale la terapia di gruppo è che elimina il prestigio sociale o i giochi sessuali, non si cura della vita passata, delle colpe o dei fallimenti. Le facciate che distorcono la realtà vengono abbandonate perché i membri del gruppo cercano assiduamente di essere autentici gli uni con gli altri: il lavoro sulla propria spontaneità, sulla capacità di attuare svelamenti, di essere diretti, di rinunciare ad immagini convenzionali di se stessi, di assumersi rischi interpersonali, diviene strumento di cura imprescindibile.
Spesso la seduta di terapia più che focalizzarsi su vissuti riportati dall’esterno si concentra su ciò che accade nel qui ed ora fra i partecipanti cercando di veicolare il flusso dell’accaduto verso un’auto-riflessione, la costruzione di una lettura cognitiva che inquadri l’esperienza e dia un senso alle emozioni evocate. L’obiettivo è che il paziente possa sperimentare una parte più ricca di sé e servirsene come punto di riferimento interiore.

Amache all'aperto. Psicoterapia di gruppo.
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el condurre la terapia di gruppo metto in campo io stessa il maggior grado di trasparenza possibile nei miei interventi se pur facendo caso a non reagire nella modalità tipica che il paziente tende a suscitare, così da osservare i miei vissuti e leggere pensieri, fantasie e comportamenti come fonti preziose di dati.
Trovo importante misurare spesso ‘la temperatura’ del clima del gruppo, interrogando ciascuno su come si senta e su quale sia la qualità di scambio o di intimità percepite nei diversi momenti. Invito ogni componente a sentirsi responsabile della manutenzione dello strumento-gruppo e a sforzarsi di dipanare il più possibile quei sospesi relazionali creati dall’evitamento di conflitti o da vissuti di difficile condivisione, in modo che tali omissioni non arrivino a corrodere nel tempo la coesione e il senso di appartenenza.

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membri del gruppo giungeranno a conoscersi profondamente e completamente, in senso psicologico passano in effetti insieme un tempo infinitamente più lungo di quello dell’incontro settimanale: nei giorni successivi rivivono l’intensità di alcune esperienze, associano somiglianze o differenze con persone della propria vita all’esterno, tentano fuori nuove modalità relazionali acquisite o rinforzate dentro lo spazio gruppale.
Il gruppo, inizialmente percepito come anonimo o di scarso rilievo, può diventare un luogo familiare, meta di ‘ritorno a casa’ settimanale.
Ho visto gruppi vivere insieme l’esperienza di depressioni, matrimoni, divorzi, suicidi, cambiamenti di lavoro, morte, malattia, innamoramenti, realizzazione di progetti… segnati da un’apertura intima, profonda, commovente.
Quante relazioni nella vita permettono di condividere una tale gamma di esperienze esistenziali?

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Come descrivere un viaggio così singolare?
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2 Comments

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    Sono entrata in un gruppo da poco. Abbaiamo ragionato sul mio ingresso a lungo ed è stata una scelta complessa.
    Il periodo subito precedente all’ingresso mi hai chiesto che cosa provassi e come mi sentissi all’idea di entrare nel gruppo e io dissi che provavo la stessa sensazione che avevo provato da ragazzina prima di andare in grotta.
    Ero emozionata e incuriosita da qualcosa che sembrava avventuroso, che mi avevi proposto perché sapevi che sarebbe stato il percorso giusto per me, ero scalpitante perché avevo voglia di cambiare veramente qualcosa in me e confrontarmi con qualcosa di nuovo.
    Allo stesso tempo ero spaventata, proprio come quando ero andata in grotta, non sapevo cosa mi aspettava, era un vero e proprio procedere nel buio, come nelle viscere della terra, con solo un lumino sul casco a fare un po’ di luce e l’imbragatura da utilizzare come sicurezza in alcuni tratti.
    Ero allo stesso tempo curiosa e impaurita.
    Non volevo avere aspettative, solo vivere gli attimi precedenti e ciò che sarebbe accaduto dopo.
    Poi sono entrata… per quanto poco io sia per ora stata parte del gruppo, mi sono subito stupita di come io sia riuscita a trarne beneficio, come io sia riuscita a mettere in gioco una versione di me diversa dal solito.

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    Alessio

    Era l’autunno di 8 anni fa, erano i mesi in cui la mia vita stava affrontando il più grande stravolgimento vissuto sino ad allora.
    Federica mi propose l’ingresso in un gruppo di psicoterapia. Ci pensai qualche giorno, ma poi decisi di fidarmi e di affidarmi.
    Cominciai un po’ titubante poi, lunedì dopo lunedì, iniziai a sentire una sorta di… magia.
    Quello spazio diventò presto un… non lo so, non trovo la parola giusta.
    È come se le lacrime che talvolta scendevano sui quei visi fossero un po’ le mie, come se le ferite che ogni tanto qualcuno mostrava fossero un po’ le mie… gli altri diventavano un grande specchio di me. Ho sentito tantissima empatia, tantissima verità, autenticità, emozione.
    Ancora oggi mi capita di ripensare a quei lunedì pomeriggio (che già la domenica non vedevo l’ora che arrivassero), a loro quattro (poi cinque) di cui ricordo ancora i vissuti, le voci, i modi in cui stavano seduti, a Federica che ha saputo guidarci senza mai “forzare”, tenendoci per mano e facendoci arrivare molto lontano.
    La mia esperienza durò un anno, quell’enorme “rivoluzione” fece il suo corso… il fatto che riuscì a completarsi fu grazie e soprattutto a quel gruppo.

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