Quale psicoterapia ?
U
n terremoto di vita, un sintomo intimo, un male noto o l’angoscia dell’ignoto, il non più desiderio di vivere o stare con, la paura del rimanere senza, di non averne abbastanza, di non riuscire a smettere o a trovare, il non sapere dove o come abitare una relazione, un lavoro, un vuoto, un tempo della vita, la ricerca di un senso o di un significato…
Possono muovere a passi trepidi o fermi verso una psicoterapia. Iniziare è entrare in un bosco, ascoltare battiti di paura, essere avvinti da curiosità e stupore, interrogarsi sul perché del procedere, inciamparsi, rialzarsi, imparare a cadere su un letto di foglie, abbracciare alberi senza dirlo a nessuno, dare spazio agli odori che si incagliano fra i pensieri. Rincontrare il passato come in anelli di un ceppo, accogliere scorze di rugose di corteccia, imparare la differenza fra vecchiezza e saggezza, spezzarsi e flettersi. Contemplare la vita e la morte, funghi, muschi e foglie che si mischiano su terreni millenari. La strada nel bosco cambia forme e contorni a seconda dei mesi e delle stagioni, a volte la selva è così fitta che nonostante bussola e istinto pare di muovere passi alla cieca. Scorci di luce improvvisa all’incrocio dei rami chiamano speranza o via d’uscita; infratti umidi d’ombra, sconosciuti versi di animali invisibili, invitano alla ricerca di un rifugio ove custodirsi la notte, meditare albeggiate ripartenze. Lo psicoterapeuta pure col suo zaino di laurea e specializzazioni, aggiunge negli anni al bagaglio master e formazioni, incontri fortuiti, maestri seguiti, colleghi che insegnano e libri che dipanano visioni possibili, sogni che aprono intuizioni, relazioni umane e animali, suggestioni di luoghi e passaggi di vita, di morte, la propria psicoterapia personale. Così lo psicoterapeuta e il paziente iniziano un cammino che parte da molto lontano e li porterà ad incontrarsi, talora a scegliersi, per orientarsi insieme, ognuno con gli strumenti che ha acquisito e che ha imparato, con la vita, a mettere a disposizione del viaggio. Come ci si orienta in un bosco? Come camminare INSIEME alle proprie paure, non cedere ad ansie di definizione, sorridere agli imprevisti, accogliere l’inaccettabile, smettere di cercare per poter trovare, individuare nel centro del cuore un’intenzione pura?“Entrare in un bosco, come entrare nella stanza di un bambino che dorme, o in un tempio, allena a una premura nel passo, nei gesti, nei pensieri, che è consapevolezza rivestita di grazia, attenzione che include l'altro, fascio di luce diffusa, non raggio concentrato” CHANDRA CANDIANI