L’abisso felice

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Citazioni libere e scelte fra libri spontaneamente incontrati

“Ci si urta nella notte, e ognuno di fatto inciampa nel proprio tormento interiore, la relazione si infetta di questi duplici dolori inconfessati. E’ necessario che ognuno abbia perduto abbastanza per accettare che l’altro sia ciò che è, e che in tal modo la relazione non resti chiusa nel cerchio infernale della rivendicazione reciproca. Non c’è dominio sull’altro, non c’è dominio su se stessi! Si ripete ciò che si è sofferto: lo scenario della logica infernale, che giunge da monte -genitori, nonni, fino a perdersi nella notte dei tempi- questo scenario riprende senza che si riesca a vedere a che punto ci si trova. Siamo quella pasta umana così terribilmente dura da penetrare e da sollevare, e anche a questa natura non si comanda se non, obbedendole. Il cammino dell’amore passa di qua.

L’abbandono riappare qui come l’altra faccia dell’infelicità. Permette di trattare l’essere umano come una cosa: è l’anima della distruzione. E tuttavia superare l’abbandono – lasciare questo spazio del subìto, dell’inflitto- suppone che sia possibile abitare l’altro spazio: quello di una tenerezza primordiale, di un calore che nessuno sforzo e nessuna moralità sono in grado di produrre.

C’è un perdono che imputridisce, che di fatto imprigiona il perdonato in una colpevolezza senza speranza, o che costringe il perdonante ad interpretare una parte che non è sua. E c’è un perdono che è il dono al di là: al di là di tutto. Questo perdono precede.

Un amore che non viene fatto pagare all’altro, e soprattutto non intende “fargli del bene”. Ma più in generale non reclama, non rivendica. Ascolta: si lascia dire anche ciò che lo ferisce, lo tortura, lo spinge verso le logiche infernali (…) non si lamenta degli altri, non geme sulle loro mancanze. Accetta di soffrire dell’altro: soffre della sofferenza che provoca quando non può fare altrimenti, ma è senza risentimenti contro colui o colei che gliela impone.

Essendo tutti noi nella stessa condizione, nessun amore dev’essere disprezzato. Si ama con ciò che si è, a volte con il proprio odio. E come evitare che il cambiamento della relazione, quando si muove verso una maggiore verità, possa avvenire senza passare attraverso l’odio? Nessun amore sarà disprezzato. Abbiamo solo un nemico: la disperazione. Un solo nemico: la cupa tristezza che tutto invade e disfa il legame meraviglioso che ci permetteva di essere uno in noi stessi e con i nostri vicini, sino all’infinito. Un solo nemico: quella tristezza tenebrosa, quell’amarezza che odia la nascita e la vita.

 

Che cosa resta?

Chiedere

Cercate e troverete. Perché la ricerca è già risposta. E vi tiene in piedi e vivi persino nell’avversità estrema.

Ampiezza, altezza e profondità. Il cammino d’amore scava oltre tutte le certezze e tutti i dubbi, e apre con verità l’inaudito: l’abisso felice.

 

Maurice Bellet “L’AMORE LACERATO”

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