Mi accorgo
2 MINUTI DI LETTURACitazioni libere e scelte fra libri spontaneamente incontrati
Quando cammino per strada mi accorgo di camminare, mi accorgo del passo, se ho davvero bisogno di accelerare o no, se con la mente sono già nel luogo dove sto andando o se riesco a gustare ogni passo. Mi accorgo delle distrazioni e delle attenzioni necessarie, mi accorgo dei commenti inutili nei riguardi dei passanti o di quello che mi circonda, mi accorgo se mi sgrido, anziché semplicemente notare, mi accorgo che anziché abolire i commenti posso trasformarli in attimi di compassione, prima di tutto verso di me che NON TENGO A CASA IL CUORE, che critico tutti per non sentire me stessa, e poi verso gli altri che non sanno di me o che fanno lo stesso lavoro di spadaccini smemorati nei miei confronti. Cammino per sapere dove andare. Spero di incontrarmi presto. In ogni passo.
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Chi non prova alcun tremito per la propria sofferenza, chi non si accoglie, non si custodisce quando soffre, è impossibile che possa sentire vera compassione per la sofferenza di un altro. La compassione è un atteggiamento, verso di sé prima di tutto e poi verso il mondo, verso gli altri, non solo gli esseri umani ma anche verso gli animali, i vegetali, l’ambiente che ci circonda e chiede la nostra cura e non vede l’ora di restituirci altrettanta segreta cura. Iniziamo a inviare a noi stessi semplici frasi di augurio e di benedizione. Poi, quando le frasi hanno lavorato il nostro spazio del cuore, dissodandolo, ammorbidendolo, passiamo a inviarle ad altri. Partiamo da qualcuno che ci ha fatto del bene, che ci ha aiutato e sostenuto. Proseguiamo con un’amica o un amico caro. E poi, una persona neutra, qualcuno che notiamo appena, un essere che non è mai entrato in pieno nella nostra attenzione e nella nostra vita. Passiamo a qualcuno che ci ha fatto del male, qualcuno con cui c’è ostilità, il cosiddetto ‘nemico’. E infine allarghiamo la benedizione a tutti gli esseri.
È importante scoprire che la capienza del cuore può ampliarsi, che esistono pratiche che sono come una ginnastica per il cuore (…) ci insegnano a volere il bene di tutti. Non significa condonare le azioni o negare la ferita. È dare la possibilità di venire alla luce a tutto quello che tenevamo stretto e nascosto, permettendoci di sentire la rabbia, il rancore, l’odio, il desiderio di vendetta è lasciando che si trasformino, nell’ospitalità del cuore, senza giudizi e senza fretta.
Possiamo inviare le frasi “che la tua gioia possa durare più a lungo possibile”… è la cura della nostra celata e imprevedibile invidia… è come diventare spazzini del proprio cuore.
C.L. Candiani
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