La poesia e la paura

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Citazioni libere e scelte fra libri spontaneamente incontrati

Scrivere della paura, scrivere in poesia, la lingua delle schegge, mi ha reso immaginabile l’inimmaginabile, togliendo peso ha ridato gravità. La grazia della poesia, il suo essere dono, dettata da altro, da una memoria che ci precede, ha fatto da contrappeso, con la leggerezza acuminata dei versi ha riportato sulla terra, entro la legge di gravità, quello che aveva avuto bisogno di essere espulso, di essere solo aria, solo notte, solo sfondo.

La poesia non libera dalla paura, le dà un contesto, una vivibilità. Grazie alla poesia è possibile frequentare la paura all’insaputa di se stessi, abitarla senza esserne sequestrati, entrare e uscire, sostare sulla porta.

La poesia sa condurre al territorio del non so, costringe all’intimità con il non conosciuto. Risponde alla paura contemporanea del vuoto, quel vuoto fecondo che permette l’incontro con l’altro, lo spazio tra me e te in cui potersi emozionare. E questa paura del vuoto è forse tutt’uno con la paura dell’intimità? E cosa crea più intimità della parola viva?

 

C.L. Candiani

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